Mauro Montacchiesi

TRA I LIMPIDI RUSCELLI DEL CUORE

TRA I LIMPIDI RUSCELLI DEL CUORE

 

 

 

Una spada,

 

di terrore affilata,

 

squarcia il cuore

 

che implora misericordia,

 

in bilico,

 

sull’incerta soglia dell’aldilà.

 

Una grande conca chiusa,

 

un inghiottitoio,

 

o,

 

più semplicemente,

 

un vocabolo,

 

ripugnante da proferire:

 

foiba!

 

Foiba,

 

un termine

 

che dissolve nel vento

 

ogni afflato di vita.

 

Foiba,

 

un golgota rovesciato

 

nelle cavità della Terra,

 

con identica essenza!

 

Esseri umani,

 

incaprettati

 

dalla delirante follia dei violenti

 

e più tardi gettati

 

verso quel fondo,

 

dove il sole è straniero,

 

fino allo spegnersi

 

ogni barlume di vita,

 

tra calcari

 

che diventano

 

carboni di misericordia.

 

Esseri umani,

 

deturpati,

 

abusati

 

dalla sete di violenza,

 

dalla distorsione dottrinale.

 

Tra le umide stille di bruma,

 

ogni volta che

tra le carsiche doline,

 

perenne cala la notte,

 

in flebili,

 

evanescenti bisbiglìi,

 

ancora riverbera il dolore

 

sulle ali di luminosa una fede,

 

senza tempo.

Sulle loro labbra,

 

Il nome della madrepatria,

 

fino all’ultimo soffio di vita,

 

lacerati dalla sofferenza.

 

Uomini e donne,

 

bambini ed anziani,

 

privi di protezione e di conforto,

 

eclissati nel nulla,

 

portando con sé il ricordo

 

delle fragranti,

 

variopinte primavere d’Istria.

 

Quelli che poterono salvarsi,

 

con dolore

 

abbandonarono ogni cosa.

 

Un esodo biblico,

 

intarsiato di gelide

 

brine di pianto,

 

con meta la madrepatria.

Un senso di morte

 

scintillava nelle loro pupille.

 

La speranza carezzava l’anima.

 

Razziati di ogni bene,

 

ma non dell’amor proprio.

 

Desiderosi di tornare a nuova vita,

 

sentendo pulsare

 

l’Italia

 

tra i limpidi ruscelli del cuore.

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